Adesso è polemica sulla chiusura della riserva dello Zingaro a seguito dell’incendio verificatosi nella notte tra il 25 e il 26 luglio scorso, con un botta e risposta tra Legambiente Sicilia, da una parte, e i sindaci di Castellammare del Golfo e San Vito Lo Capo, dall’altra. Nel mezzo, i gestori della riserva che difendono la scelta di non aprire la struttura fino a quando non verranno ripristinate tutte le condizioni di sicurezza. Ieri i due primi cittadini, rispettivamente Giuseppe Fausto e Francesco La Sala, attraverso una nota congiunta hanno risposto per le rime a una dura presa di posizione di Legambiente in merito alla loro richiesta, datata 6 agosto, di riapertura parziale della riserva.
“Sentiamo il dovere di chiarire con forza le nostre reali intenzioni, evitando interpretazioni distorte”, hanno affermato i due sindaci. “Non chiediamo, e non abbiamo mai chiesto, di aprire lo Zingaro per “fare un bagno” o per un turismo mordi e fuggi. Ai sindaci”, si legge nella nota congiunta, “interessa ben poco la balneazione: ciò che ci sta a cuore è lanciare un messaggio chiaro e positivo ai cittadini, agli escursionisti, agli appassionati di natura, a chi ama e rispetta questo luogo unico”.
Fausto e La Sala sottolineano come “una piccola parte della riserva è ancora viva, sicura e pronta ad accogliere chi sa viverla con rispetto”. Tratti limitati, verificati e sicuri, che non presentano rischi né per i visitatori né per l’equilibrio dell’ecosistema. Dunque, i due sindaci non propongono “l’accesso indiscriminato alle zone devastate, ma la fruizione responsabile di quelle integre, come segno di resilienza e di speranza”. In sostanza, Fausto e La Sala ribadiscono che la loro richiesta del 6 agosto non sia assolutamente “una scelta scellerata o dettata da logiche di “balneazione a tutti i costi”. Legambiente, infatti, aveva manifestato la propria “incredulità” per la proposta formulata dai due Primi cittadini rei, secondo l’associazione, di disconoscere “i motivi ambientali, culturali e amministrativi che non consentono una tale scellerata ipotesi”.
“Pensare di andare oggi a fare un bagno allo Zingaro o a Monte Cofano dopo incendi distruttivi di queste proporzioni è assurdo e offensivo”, aveva attaccato Legambiente, secondo la quale “è impensabile e inaccettabile ipotizzare di aprire alla fruizione un’area naturale protetta distrutta dagli incendi e che offre all’osservazione solo i resti carbonizzati di vegetazione e fauna alla cui conservazione sono destinate le riserve naturali”. La scelta di chiudere la riserva momentaneamente è stata difesa anche dall’ente gestore dello Zingaro: “Chiudere alla fruizione dopo un incendio è una misura necessaria per diverse ragioni, legate principalmente alla sicurezza, alla tutela ambientale e alla rigenerazione dell’ecosistema”, si legge sulla pagina Facebook.
“Confidiamo nella comprensione e nella solidarietà di tutti. Sarà nostra cura comunicare la data di riapertura al pubblico per la fruizione”, hanno fatto sapere dell’ente getore.