Enti locali. Surdi attacca la Regione: "Basta prebende e marchette, basta sprechi e sperpero di denaro pubblico"

Il primo cittadino di Alcamo interviene sulla prossima finanziaria regionale

Redazione Prima Pagina Golfo
Redazione Prima Pagina Golfo
12 Novembre 2025 20:42
Enti locali. Surdi attacca la Regione:

Il sindaco di Alcamo, Domenico Surdi, bacchetta la Regione e chiede che la prossima finanziaria di Palazzo d'Orléans non si riduca alle solite "prebende e marchette", come le definisce, ma stanzi a favore dei comuni siciliani i "trasferimenti necessari per chiudere definitivamente con il precariato storico" dei dipendenti degli enti pubblici. “Dopo avere stabilizzato quasi cinquecento lavoratori precari, provenienti dalla platea Lsu e Asu", sottolinea il primo cittadino pentastellato di Alcamo, "siamo riusciti a garantire a cento di loro un contratto full time con fondi comunali, dando finalmente dignità alle persone e assicurando la continuità a servizi fondamentali per la città”.

Ma "forse non tutti sanno", aggiunge Surdi, "che il contributo regionale per queste assunzioni copre solo circa la metà dei loro stipendi. I comuni non possono essere lasciati da soli a gestire “anche” questa storia: tocca alla Regione fare la sua parte dopo aver consentito ed alimentato per decenni il precariato in Sicilia". Come dire: la Regione pensi al futuro di questi lavoratori. Per Surdi, tra l'altro, "i soldi ci sono" e, riferendosi alla prossima finanziaria, attacca: "Basta non continuare a elargire prebende e marchette con la prossima finanziaria regionale e aumentare, con questi soldi, i trasferimenti a tutti i comuni, consentendoci di potenziare i servizi al cittadino e chiudere definitivamente con il precariato storico siciliano. Basta sprechi e sperpero di denaro pubblico, la Regione finanzi le cose serie e fondamentali per vivere dignitosamente, per una politica che sia a servizio del cittadino”.

L'appello di Surdi verrà recepito o resterà inascoltato? Basterà aspettare qualche giorno o qualche settimana per avere la risposta.

Giovanni Dilluvio

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