Crisi idrica. La Cna denuncia: "Disastro economico per l'agricoltura in Sicilia occidentale"

La confederazione chiede immediati interventi alla Regione

Redazione Prima Pagina Golfo
Redazione Prima Pagina Golfo
29 Luglio 2025 10:18
Crisi idrica. La Cna denuncia:

La crisi idrica non è più una semplice emergenza, ma un disastro sistemico annunciato che rischia di divenire irreversibile per l’economia agricola della Sicilia occidentale. Lo dichiarano i rappresentanti di CNA Trapani- Andrea Di Gregorio, Presidente Produzione e Bevande, Antonio Spezia, Presidente Agricoltura e Girolamo Sugamele, Presidente Produzione Alimentare- denunciando anni di mancanza di interventi strutturali e la gestione dissennata delle risorse idriche da parte del Governo regionale: invasi lasciati senza manutenzione, reti irrigue vetuste e fatiscenti, perdite enormi lungo le condotte e una burocrazia paralizzante che rallenta ogni possibilità di intervento tempestivo.

Non è ammissibile- dicono- che in una terra come la nostra, storicamente fondata sull’agricoltura e sulla qualità delle sue produzioni, si continui a disperdere l’acqua in mare mentre i campi si seccano e le aziende chiudono. L’acqua è una risorsa vitale: sprecarla equivale a condannare il futuro della Sicilia.”

Nel dettaglio, la CNA segnala che le perdite nei raccolti- specialmente nei vigneti, negli uliveti e nei campi di ortaggi e cereali — raggiungono punte anche del 70% in alcune aree, e che le quantità d’acqua effettivamente disponibili per l’irrigazione non coprono neanche lontanamente il fabbisogno reale delle imprese. Di fronte a questo scenario, è inoltre evidente che i ristori promessi non bastano: 150 euro per ettaro sono una misura simbolica e, per chi vive di agricoltura, persino mortificante, perché non coprono nemmeno una frazione dei costi sostenuti dalle aziende.

È chiaro che la campagna agricola 2025 si prefigura tra le più drammatiche degli ultimi decenni e che- senza un piano concreto e tempestivo- moltissime aziende agricole, già messe in ginocchio da anni di crisi, rischiano di chiudere definitivamente già dalla prossima primavera.

“Le conseguenze- aggiungono i rappresentanti di CNA Trapani- non sarebbero solo economiche, ma sociali, culturali e occupazionali: in gioco non c’è solo la vendemmia o la raccolta delle olive, ma la sopravvivenza stessa delle comunità rurali della Sicilia occidentale. L’abbandono dei campi significa anche abbandono dei territori, con paesi sempre più svuotati e giovani costretti ad andarsene. La mancata coltivazione dei campi è poi tutto che altro che deterrente per gli incendi che, anche in queste ore, stanno deturpando i nostri territori”.

A difesa del prezioso lavoro degli agricoltori, e di comparti fondamentali come il vino, l’olio, il grano, l’ortofrutta e le produzioni locali che rappresentano da sempre la spina dorsale dell’economia del territorio- CNA Trapani chiede dunque alla Regione Siciliana di agire subito, prima che l’emergenza si trasformi in un’irreversibile condanna.

“È necessario che il Governo regionale non si limiti più a misure tampone, ma pianifichi sin da subito risorse economiche e avvii una strategia infrastrutturale e organizzativa a lungo termine, capace di garantire sicurezza idrica, continuità produttiva e resilienza del territorio. Servono investimenti mirati, manutenzione costante degli invasi, modernizzazione della rete di distribuzione e una gestione unitaria, efficiente e trasparente della risorsa più preziosa: l’acqua”.

“Bisogna intervenire con risorse straordinarie per mettere in sicurezza e riattivare la diga Trinità, ripristinare le reti di distribuzione dell’acqua, ammodernare i sistemi di controllo e avviare una gestione dell’acqua più efficiente e pianificata.

CNA richiama inoltre l’attenzione sull’articolo 54 del Testo Unico del 1933, che prevede che i Consorzi di bonifica - enti pubblici incaricati della gestione delle acque e delle opere di bonifica - siano amministrati dai consorziati, ovvero dagli agricoltori e dai proprietari dei terreni ricadenti nel comprensorio. Questo principio, tuttora valido, garantirebbe la partecipazione diretta degli imprenditori agricoli alla gestione dell’acqua, alla pianificazione e alla manutenzione delle opere. “La Regione, in vista della riforma dei consorzi in discussione all’Assemblea Regionale Siciliana, deve garantire che questo modello democratico e partecipativo venga rispettato e rafforzato, coinvolgendo realmente gli agricoltori nei processi decisionali, per restituire efficienza, trasparenza e concretezza alla governance dell’acqua”. 

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